Fisco, al via lo scambio automatico di informazioni

 

 

di Alessandro Galimberti

Il Sole 24ore

Il 2017 sarà l’anno della svolta nella lotta al “nero” internazionale. Dopo tanti annunci, e lo scivolo (doppio, in Italia) delle voluntary disclosure nazionali battuto un po’ ovunque – una sorta di ultima chiamata bonaria per i frequentatori di paradisi fiscali – dal 1° gennaio è ufficialmente iniziata l’era dello scambio automatico di informazioni fiscali.

Le parole chiave che ridisegneranno la geografia del nero – spingendolo sempre più ai margini dell’”alto rischio Paese” – sono Crs e antiriciclaggio, termini destinati a viaggiare sempre più a braccetto.

L’ALLEGATO
La geografia dello scambio di informazioni
Il Crs (Common reporting standard) è il sistema di condivisione automatica dei dati dei contribuenti, sistema che ormai (si veda l’articolo sotto) ha cittadinanza nei 3/5 degli Stati globali, di fatto in tutti quelli più evoluti. Dati che disegnano il profilo internazionale di privati e società, dalle informazioni finanziarie su saldi del conto, interessi, dividendi, ricavi dalla vendita di asset transitati per i conti di persone fisiche e giuridiche, riferiti a nominativo e dati identificativi del titolare del conto, il numero di conto, dati identificativi dell’istituto finanziario, il saldo o il valore del conto stesso. Come dire, una vera e propria Tac “mondiale” del contribuente. Gli istituti tenuti a riportare le informazioni sono, oltre alle banche, gli intermediari finanziari, i brokers, le compagnie assicurative e gli organismi di investimento collettivo.

LE REGOLE 5 gennaio 2017
Nel mirino redditi e conti dei contribuenti all’estero
L’Italia è arrivata sul filo di lana a recepire la direttiva Ue (2015/2376) sullo scambio automatico obbligatorio delle informazioni fiscali in ambito comunitario. Il governo dopo aver incassato il voto di fiducia di Palazzo Madama, ha approvato il 14 dicembre scorso il decreto attuativo previsto dalla legge di delegazione europea per il 2015. Nel frattempo l’Europa ha accelerato ulteriormente nella lotta all’evasione e alle frodi fiscali internazionali, approvando sempre nel dicembre scorso la modifica della direttiva 2011/16/Ue sulla cooperazione amministrativa fiscale. Lo scopo è autorizzare l’utilizzo delle informazioni antiriciclaggio nel perseguimento del nero internazionale, in sostanza aprendo le preziose banche dati sul titolare effettivo dei rapporti finanziari – anche dei trust – per individuare prestanomi e strutture interposte a fini elusivi. È qui che il Crs si salda all’antiriciclaggio, consentendo alle autorità fiscali di accedere alle “segretissime” informazioni per il monitoraggio della corretta applicazione delle norme sullo scambio automatico di informazioni fiscali. Questo ulteriore salto di qualità dovrà essere recepito nelle legislazioni nazionali entro il 31 dicembre prossimo ed entrare in vigore al più tardi il 1° gennaio del 2018.

Le connessioni internazionali dell’Italia nella rete dell’emersione, tra l’altro, avevano già fatto un salto di qualità nel 2015, quando la legge 95 del 18 giugno aveva recepito l’accordo Fatca con gli Usa. La differenza fondamentale tra il Crs ed il Facta è che, mentre il Fatca si basa su accordi bilaterali di scambio informazioni conclusi dall’Amministrazione americana con singoli Stati – e con un percorso unilaterale dettato dalla agenzia fiscale Irs americana – lo standard messo a punto dall’Ocse è uno strumento multilaterale a cui possono aderire potenzialmente tutti gli Stati, come sta di fatto accadendo.

L’Italia peraltro era stata tra i cinque Stati dell’Unione europea (insieme a Francia, Germania, Regno Unito e Spagna) promotori dell’approccio intergovernativo con gli Usa per la lotta all’evasione internazionale (guerra iniziata proprio dagli Stati Uniti all’indomani della gigantesca crisi del 2008) comunicando al Commissario europeo alla fiscalità, il 9 aprile 2013, di voler realizzare uno strumento “pilota” di scambio automatico multilaterale di informazioni,

Pochi mesi dopo, il 6 settembre 2013, i leader del G20 si erano impegnati ad adottare quale global standard lo scambio di informazioni automatico e a supportare i lavori dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

Oggi per le autorità fiscali inizia l’epoca del raccolto. E per i contribuenti italiani “ritardatari” resta aperta, fino al 31 luglio prossimo, la porticina perdonista della Vd 2.0.

Fonte : Il Sore 24ore

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