DENARO CONTANTE FRA PREGIUDIZI E DECLINO

L’approfondimento n. 25 – Il falò delle banconote, pubblicato recentemente in lingua inglese sul sito istituzionale della Banca d’Italia, analizza il ruolo svolto dal denaro contante nel crimine.

Il documento, che si basa su ricerche di economisti, criminologi e sui rapporti di istituzioni internazionali e di forze di polizia, sembra delineare una fisionomia in controtendenza sul contante. Sottolinea che il denaro contante, in realtà, è circondato da un certo pregiudizio sulla sua familiarità con gli affari illeciti. Non può certo essere negato che la criminalità economica abbia sempre fatto ricorso al denaro contante, ma sembra che tale tendenza stia cambiando passo negli ultimi anni. Difatti, se è indiscusso il suo ruolo di “agevolatore” della criminalità, in quanto consente trasferimenti non tracciati di denaro, allo stesso tempo non è più possibile identificare il contante come unico vettore di criminalità.

Il documento evidenzia che, normalmente, in tanto il contante agevola la criminalità in quanto i trasferimenti di denaro sono caratterizzati da importi più bassi. Ad oggi, il possesso di grandi quantità di denaro contante può rappresentare un ostacolo piuttosto che un vantaggio. Ciò non vuol significare che il ruolo del denaro contante ai giorni nostri sia residuale, ma che quantomeno occorre iniziare a fare qualche specificazione. In particolare, l’articolo evidenzia che i contanti possono servire più per alcune linee del business criminale, ma non necessariamente per tutte. Nel complesso, sulla base dell’indagine svolta, il documento riporta come il contante possa essere descritto alla stregua di un delle componenti del crimine, finanche importante per alcuni settori come lo spaccio di droga e l’economia sommersa, ma non rappresenta il suo fulcro.

Inoltre, il documento sottolinea come vi sia un pregiudizio nella percezione stessa del ruolo del contante nel crimine. Vale a dire che c’è una tendenza a sopravvalutare il ruolo del denaro nelle attività illecite. A conforto di quanto affermato, evoca in primo luogo le suggestioni generate dal cinema e dalla Tv, che avrebbero reso popolare il cliché dei signori della droga che nascondono depositi di denaro contante. In secondo luogo, si legge che la collettività sarebbe propensa ad attribuire un’importanza eccessiva ai modelli di cui abbiamo maggiore esperienza, quelli che incontriamo nella nostra vita quotidiana o che vediamo abitualmente nei film e nelle serie TV. Questa distorsione di percezione sarebbe inoltre sperimentata in diversi campi, come ad esempio quello del fenomeno dell’inflazione. In terzo luogo, il predetto pregiudizio nei confronti del denaro contante sarebbe aggravato dalla tendenza simmetrica a minimizzare ciò che è più lontano da noi. Probabilmente, non si sa abbastanza sull’uso delle criptovalute nel Darknet per scopi illeciti. Bisognerebbe iniziare a pensare, dunque, all’esistenza di una “terra nel mezzo”, in cui la criminalità si prefigge di raggiungere i propri scopi illeciti attraverso tecniche vecchie e nuove. In quarto luogo, sfuggirebbe al grande pubblico che la correlazione tra economia informale e il concetto di sviluppo finanziario, che può far ritenere di agevolare un minor impiego di contante nelle transazioni quotidiane, in realtà, come si evince da un rapporto del 2011 della Banca Mondiale, non è così univoca e certa.

Il documento sottolinea che, a ben guardare, lo sviluppo della civiltà umana non ha sempre conosciuto e prosperato grazie all’uso di denaro contante e che, pertanto, dovremmo accettare l’idea che le future generazioni possano farne a meno. Infatti, in alcuni Paesi il contante è già sulla via del declino, sospinto dagli sviluppi tecnologici nel mondo finanziario. Riporta, poi, una dichiarazione presente in una relazione del 2020 del Gruppo delle Banche Centrali, secondo cui la CBDC [valuta digitale della banca centrale] potrebbe anche svolgere un ruolo importante nel mantenimento dell’accesso del denaro, anche ampliando l’utilità della moneta emessa della banca centrale stessa.

L’articolo in commento (approfondimento n. 25 – Il falò delle banconote), si pone a volte in controtendenza rispetto alla letteratura prevalente e si presenta a tratti contraddittorio. Tuttavia, testimonia lo sforzo di comprendere il nuovo ruolo del contante nel crimine nell’attuale contesto, caratterizzato dalla progressiva espansione delle nuove tecnologie nel sistema finanziario su scala globale.

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