Anticorruzione – Codici di comportamento
Il Codice di Comportamento adottato con d.P.R. 62/2013 rafforza l’effettività dei precetti costituzionali in tema di azione amministrativa, con disposizioni specifiche sulle modalità cui il dipendente pubblico deve ispirare la propria condotta.
Le Pubbliche Amministrazioni adottano un proprio codice di comportamento che, in una logica di pianificazione a cascata propria della l. n. 190/2012, integra e specifica il codice generale nazionale.
Mentre il codice nazionale ha natura regolamentare e definisce i doveri minimi che i dipendenti pubblici e gli altri destinatari del codice sono tenuti ad osservare al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità, servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico, il codice di amministrazione è un atto unilaterale di natura pubblicistica con il quale le amministrazioni sono chiamate a definire i doveri di comportamento alla luce della realtà organizzativa e funzionale della propria amministrazione, dei suoi procedimenti e processi decisionali.
In tal modo si tende a rafforzare il rispetto dei doveri costituzionali, il recupero dell’effettività della responsabilità disciplinare e del collegamento con il sistema intero di prevenzione della corruzione.
Con delibera n. 177 del 19 febbraio 2020 l’Anac ha approvato le “Linee guida in materia di Codici di comportamento delle amministrazioni pubbliche”, con cui l’Autorità sottolinea la necessità per ciascuna amministrazione di coordinare i codici di comportamento con i Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza